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Io santo, tu beato

Titolo: Io santo, tu beato

Autore: Renato Sarti

Teatro: della Cooperativa

Data: 12/11/2011; 24/11/2013

Durata: 1 ora e 30 minuti circa, senza intervallo

Holly - Moderata: Padre Pio e Papa Pio XII si incontrano in paradiso e iniziano a scambiarsi complimenti ma, dopo aver scoperto che è rimasto un solo posto per un nuovo Beato, iniziano a rinfacciarsi l’un l’altro le azioni poco  “pie” compiute in vita per cercare di far sembrare il “concorrente” meno degno.

Lo spettacolo comincia con l’ingresso delle due esilaranti caricature dei protagonisti: Padre Pio, pancione in saio con forte accento foggiano e provvisto di tutti i gadget col suo nome (c’è anche lo sturalavandino), Papa Pio XII secco come un’acciuga e sfarzosamente agghindato.

Le risate del pubblico vengonoconquistate per lo più dall’accento foggiano di Padre Pio e dai simpatici scambi di battute dei primi venti minuti, poi gli attori cercano di toccare con ironia argomenti troppo delicati, come la pedofilia tra i preti o la posizione della Chiesa nel periodo della persecuzione degli ebrei, ma lo fanno forse con un po’ di superficialità.

Attori bravissimi e simpatici, rappresentazione originale ma non è facile raccontare con sarcasmo certi argomenti…
Voto: 6,5

Brus - Interessato: non posso certo dire che lo spettacolo mi abbia entusiasmato... al più, potrei dire che mi ha "intrattenuto".
Si tratta di un mix di due elementi opposti: da un lato, momenti di denuncia su vari misfatti compiuti dalla Chiesa in generale e dai due protagonisti in particolare (elementi abbastanza noti, come la passività di Pio XII di fronte al regime nazista); dall'altro, momenti di "ilarità" nazional popolare basati sul potere aerofagico dei peperoni e sugli scambi di vocali del povero Padre Pio che scambia fischi per fiaschi in continuazione.
Purtroppo nessuno dei due lati dello spettacoli mi ha conquistato. Troppo scontate e note le denunce sulla Chiesa, troppo semplici le battute con accento foggiano peto-centriche del buon Bebo Storti.

Insomma: un'ora e trenta minuti senza infamia e senza lode

Voto: 6

Miriam - Interessata: Pio XII e Padre Pio si incontrano in un ipotetico purgatorio, ma in paradiso c’è posto solo per uno dei due. Chi se lo merita di più? Saranno le pecorelle smarrite, alias il pubblico, a giudicare. Lo spettacolo è divertente e riflessivo allo stesso tempo: verranno raccontati alcuni degli altarini nascosti dei due protagonisti e più in generale della Chiesa, alternati a momenti di comicità nazional popolare. Il contrasto tra Pio XII e Padre Pio è davvero esilarante e vi sarà impossibile trattenere le risate: il primo, è all’apparenza elegante e si esprime in un latino improvvisato, il secondo, molto più verace parla solo in dialetto pugliese stretto ed ha sempre la battuta pronta. La rappresentazione termina in un concerto rock in cui anche il pubblico è protagonista.
Voto: 7,5

Gianni - Moderato: Dialogo assai comico e dissacrante con spunti riflessivi politicamente scorretti sull’operato passato e presente della chiesa. Attori bravissimi con battute improvvisate da comici navigati. Un plauso particolare alla versione casereccia di Padre Pio, l’accento forzatamente pugliese era perfetto, un mix fra Leone di Lernia e Lino Banfi che non può che strappare un sorriso. Dispiace un po’ l’accostamento, nel messaggio di accusa, con Pio XII, le cui nefandezze sono innegabili e di gran lunga più tragiche. Teatro con impegno dichiaratamente sociale, che se scremato da alcune esagerazioni “necessarie”, offre come in questo caso rappresentazioni di alta qualità.
Voto: 7


 

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